I mercati dei capitali come fonte di finanziamento cruciale per le imprese

Presentato all’Università Bocconi di Milano lo studio BAFFI CAREFIN/Bocconi. Realizzato in collaborazione con Equita SIM, secondo lo studio il sistema finanziario italiano è ancora troppo bancocentrico e il panorama di potenziali investitori istituzionali in piccole e medie imprese, soprattutto domestici, è troppo limitato per favorire uno sviluppo efficace dei mercati dei capitali per le imprese italiane. Per questo sarebbe necessario stimolare lo sviluppo e l’incremento di investitori domestici in titoli azionari ed obbligazionari attraverso un sistema fiscale e regolatorio incentivante. Di seguito quanto emerso.


Il tema del rilancio del mercato dei capitali è essenziale per il nostro Paese. In un momento storico in cui la restrizione creditizia si ripercuote duramente sulla disponibilità di fondi per gli investimenti produttivi, l’Università Bocconi ed Equita SIM hanno dato vita a una partnership triennale con cui si propongono di stimolare il dibattito sugli elementi strutturali, i fattori di sviluppo e le possibili soluzioni per la crescita del mercato dei capitali per le imprese italiane e di seguirne i progressi nel tempo.

Obiettivo del secondo dei tre incontri a cadenza annuale è individuare le linee strategiche volte a favorire lo sviluppo del mercato dei capitali attraverso lo studio del panorama degli investitori che operano sul mercato italiano, nonché sensibilizzare la comunità imprenditoriale, politica ed istituzionale sui recenti trend dei mercati dei capitali.

L’elevato leverage verso il sistema bancario delle imprese italiane è un elemento di fragilità del sistema economico: amplifica gli effetti degli shock macroeconomici sui bilanci bancari e quindi sulle politiche di offerta del credito e di sviluppo del sistema economico Italia.

Nonostante le recenti iniziative del Governo e delle autorità nel facilitare l’accesso al mercato dei capitali come forma di finanziamento alternativa al canale bancario per le imprese (MiniBonds e finanziamenti da parte di enti non bancari sul lato del debito, semplificazione delle procedura di quotazione e incentivi fiscali per le imprese quotate sul lato dell’equity), nei confronti degli investitori istituzionali, soprattutto domestici, nessuna iniziativa concreta è stata ancora realizzata e, al contrario, la politica fiscale nel nostro paese continua a scoraggiare l’investimento dei risparmiatori nelle attività produttive.

Affinché le imprese italiane possano fare reale affidamento sul mercato dei capitali di debito ed equity è necessario allargare la platea di investitori in particolare domestici attraverso il rafforzamento e l’incentivazione – anche fiscale – dell’industria dell’asset management. E’ inoltre essenziale promuovere un meccanismo di fondi di fondi che investa in piccole imprese con un approccio professionale, guidato da logiche di lungo periodo e di creazione di valore e un settore dell’investment banking solido, vicino alle esigenze delle imprese e privo di conflitti di interesse che funga da volano tra finanza e impresa.

Sono queste alcune delle evidenze dello studio realizzato dal Centro di Ricerca BAFFI CAREFIN dell’Università Bocconi redatto in collaborazione con Equita SIM che sono state oggetto di analisi nel convegno tenutosi oggi a Milano dal titolo “Il mercato dei capitali in Italia: un’opportunità per investitori ed impresee che ha visto la partecipazione istituzionale di Stefano Scalera Consigliere del Ministro dell’Economia e delle Finanze per le strategie di attrazione degli investimenti esteri in Italia e di Giorgio Gobbi Capo del Servizio Stabilità finanziaria Banca d’Italia, oltre a quella diAlessandro Foti Amministratore Delegato FinecoBank, Alessandra Gritti Vice Presidente e Amministratore Delegato Tamburi Investment Partners, Raffaele Jerusalmi  Amministratore Delegato Borsa Italiana, Francesco Perilli Amministratore Delegato Equita SIM, Alessandro Profumo Amministratore Delegato Banca Monte dei Paschi di Siena, Francesco Saita Direttore BAFFI CAREFIN, Andrea Sironi Rettore Università Bocconi, Maurizio Tamagnini Amministratore Delegato Fondo Strategico Italiano e Andrea Vismara Head of Investment Banking Equita SIM.

Lo studio BAFFI-CAREFIN/Bocconi – presentato da Stefano Caselli Pro Rettore agli Affari Internazionali Università Bocconi e Stefano Gatti Direttore Full Time MBA di SDA Bocconi – sottolinea come la preponderanza di investitori istituzionali esteri rende molto volatile il nostro mercato e i corsi azionari degli ultimi anni ne sono una dimostrazione: l’interessamento da parte di istituzioni estere alle imprese italiane può essere tanto repentino quanto un loro allontanamento ed i mercati dei capitali per le piccole e medie imprese non possono prosperare senza una base solida di investitori di matrice domestica.

Ne segue che – commentano Gatti e Caselli dell’Università Bocconi – “la strada per il mercato dei capitali italiano diviene necessariamente quella di: a) evitare una sempre possibile fuga degli investitori esteri ad oggi presenti, b) mantenere viva la pipeline di nuovi investitori esteri, c) portare all’interno dell’arena degli investitori quelli di matrice italiana. Il set di azioni è mirato e deve essere basato su: azioni dedicate agli investitori esteri, azioni dedicate agli investitori italiani e azioni dedicate al disegno di una più efficace legacy fiscale a sostegno del capital market. Con riferimento alle azioni dedicate agli investitori esteri appare sempre più necessario sia un rafforzamento dei diritti e delle protezione dei medium-long term investor (c.d, freezing di rights and protections) così come la creazione di una piattaforma/task force di fundraising a livello governativo, capace di svolgere attività da vero e proprio investor relator e fund raiser per il sistema Italia. Con riferimento alla legacy fiscale occorre ripercorrere l’intera catena del valore del processo di avvicinamento al mercato (pre-quotazione, quotazione, grace period, post grace period) individuando i corretti incentivi da dedicare agli investitori (equity investor, persone fisiche investitori, persone fisiche proprietarie, investitori istituzionali) e alle aziende issuer, ben oltre il sistema ad oggi esistente dell’ACE”

“La scarsa patrimonializzazione delle imprese italiane le espone molto di più rispetto alle altre imprese europee agli shock finanziari, limitando fortemente la competitività del nostro paese. Gli investitori domestici potrebbero fare molto di più per dare solidità alle nostre imprese, ma al momento sono latitanti: i fondi pensione, le casse previdenziali e le fondazioni allocano una porzione limitata del loro portafoglio ad investimenti in strumenti di equity e debito emessi da società italiane e i soggetti pubblici, come la Cassa Depositi e Prestiti, non hanno ancora contribuito alla creazione di un fondo di fondi al sostegno delle piccole imprese quotate, malgrado le segnalazioni della comunità finanziaria. Il risultato è una base di investitori troppo sottile per sostenere la nostra economia e assorbire gli shock provenienti dall’estero”, commenta Andrea Vismara, Head of Investment Banking di Equita SIM.

“Equita SIM è da oltre 40 anni un attore forte ed innovativo nei mercati finanziari e molto ha contribuito alla loro evoluzione. È quindi per la nostra istituzione un grande piacere ed onore continuare, dopo la prima edizione dell’anno scorso, il progetto triennale di collaborazione con l’Università Bocconi finalizzato proprio ad analizzare gli aspetti principali dei mercati dei capitali per le imprese, al fine di contribuire fattivamente al dibattito su questo tema chiave per lo sviluppo del Paese, alla ricerca di soluzioni incisive ed al monitoraggio attento e rigoroso della loro implementazione ed evoluzione” conclude Francesco Perilli, Amministratore Delegato di Equita SIM.

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