Jobs Act: Tutto quello da sapere sulla riforma dell’articolo 18

La riforma del lavoro ha ricevuto il “disco verde” dal Senato ed è quindi divenuta legge. Il primo decreto delegato, quello contenente la riforma dell’articolo 18, si concretizzerà tra poco meno di un mese. Scopriamo insieme le novità più importanti con cui lavoratori e imprese si dovranno confrontare.

La modifica dell’articolo 18, su cui il confronto è stato molto acceso, prevede che dal 1 gennaio dell’anno prossimo venturo non vi sarà più l’obbligo di riassumere il lavoratore il cui rapporto di lavoro è stato interrotto per motivi economici: al posto del reintegro è previsto un indennizzo di natura economica il cui ammontare varierà a seconda degli anni di servizio vantati. La disciplina dell’attuale articolo 18 rimarrà invece applicabile per i licenziamenti riconosciuti come affetti da nullità, per alcune tipologie di licenziamenti disciplinari senza giusta causa e per quelli la cui motivazione sia da ricondurre a intenti discriminatori.

Un cambiamento radicale è previsto anche per quello che concerne le tipologie di contratto utilizzabili dai datori di lavoro. Verrà infatti introdotto un contratto unico a tempo indeterminato che si caratterizzerà per la presenza di tutele via via maggiori sulla base degli anni di servizio maturati. Nel testo diventato legge è stato mantenuto inoltre il principio affermante la volontà di arrivare col tempo all’eliminazione dei “co.co.pro” e ad una riduzione delle tipologie contrattuali utilizzabili da chi assume.

In tema di ammortizzatori sociali è stata confermato l’ampliamento del numero di colori che potranno usufruire dell’Aspi: volontà dell’esecutivo è quella di far rientrare nel novero di chi potrà utilizzarla anche chi ha un contratto co.co.co. Per i lavoratori che hanno versato un certo numero di contributi è inoltre prevista un’estensione temporale del periodo in cui potranno usufruirne.

Sempre in tema di ammortizzatori sociali, nel testo definitivo è rimasto fermo il principio della “messa in soffitta” dell’istituto della cassa integrazione per i casi in cui la fine dell’attività di un’impresa o di un suo ramo avvenga senza possibilità di un suo riavvio. Negli altri casi, ovvero quelli in cui vi siano possibilità concrete di ripresa dell’attività, l’istituto continuerà ad essere utilizzabile.

Per quanto riguarda la vita sul posto di lavoro, le novità più importanti riguardano da un lato la possibilità di attuare una videosorveglianza nei confronti del dipendente, anche se questa dovrà concretizzarsi in un controllo sugli strumenti da lui utilizzati per svolgere le proprie mansioni, mentre dall’altro concernono una modifica della normativa relativa alle mansioni del dipendente. Nel testo approvato a Palazzo Madama è infatti prevista “la possibilità di una nuova normativa relativamente alle mansioni, la quale dovrà contemperare l’interesse dell’impresa all’utile utilizzo del personale in caso di processi di riorganizzazione o ristrutturazione con l’interesse del lavoratore alla tutela del proprio posto di lavoro e della propria professionalità”.

La riforma del lavoro mira anche ad un allargamento della platea delle donne che potranno usufruire dell’istituto dell’indennità di maternità: nello specifico vi potranno accedere, in determinati casi, anche le donne con un contratto di lavoro parasubordinato e quelle con figli con una disabilità che li ha resi non autosufficienti.

Queste le novità più importanti che nelle aspettative dell’esecutivo dovrebbero cambiare radicalmente il mondo del lavoro e favorire la crescita dell’occupazione. Per quanto riguarda i prossimi passi, successivi alla definitiva approvazione da parte del Senato, appare praticamente certo che i primi decreti delegati con cui la riforma si concretizzerà in norme applicabili vedranno la luce entro poco meno di un mese e che ad essere varata per prima saranno la normativa relativa al nuovo tipo di contratto a tempo indeterminato e quella concernente i licenziamenti.

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