Rapporto OCSE: considerazioni intorno al concetto di produttività
La Fondazione Ergo-MTM Italia, presa visione del rapporto sull’Unione Europea e sull’area euro pubblicato dall’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sottolinea che per analizzare la percentuale di produttività di un Paese non basta prendere in considerazione il costo di un’ora lavorata, ma bisogna considerare quanto quell’ora è stata produttiva in termini di efficienza.
Il rapporto afferma che in Italia si lavora 1.752 ore, contro le 1.397 dei tedeschi, ma il PIL per ora lavorata è rispettivamente di 45,04 per il Bel Paese e di 59,24 per la Germania, che significa una produttività inferiore del 14% circa. Inoltre, si legge che dal 2000 il popolo che lavora di più è quello greco con una produttività inferiore a quella dei tedeschi del 70%. L’Italia risulta dietro la Grecia e davanti alla Germania per ore lavorate, ma, sempre secondo l’OCSE, con una produttività inferiore.
La Fondazione ritiene che sia fondamentale aggiungere un nuovo elemento al dibattito che si è acceso introno a tali dati in un momento in cui anche il mondo politico è molto interessato al tema produttività e costo del lavoro. Prima di parlare di produttività maggiore o inferiore, è fondamentale, al netto di uno studio, considerare la variabile “Costo per ora lavorata produttiva” e quindi analizzare alcune variabili come le pause, i costi di coordinamento, i costi di rilavorazione, i costi logistici, i costi della non qualità, nonché il livello di performance dei lavoratori e, molto importante, la qualità dei tempi standard di produzione (accuratezza, robustezza e contenuto di valore aggiunto).
In questo modo, è possibile fornire un quadro complessivo e realistico dei processi produttivi; i tempi standard sono indispensabili per individuare le potenziali aree di miglioramento e di sviluppo.
“Ciò che conta non è la quantità di ore di presenza sul posto di lavoro, ma il numero di ore standard che un’azienda riesce a produrre con ciascun operaio – afferma Gabriele Caragnano, Direttore generale della Fondazione – L’introduzione del concetto di produttività consente di valutare correttamente l’aspetto dell’efficienza”.
L’uso di variabili macroeconomiche non sempre è lo strumento migliore per fare scelte economico-industriali e politiche. L’esigenza di dati e ricerche di settore, che analizzino in profondità le realtà italiane e che forniscano un contributo non solo di ricerca, ma anche di valutazione per il miglioramento del paese, è oggi sempre più importante.
Proprio un’analisi del Centro Studi della Fondazione Ergo-MTM Italia, realizzata sul settore del bianco italiano poche settimane fa, dimostra che la crisi di molte aziende non è dovuta solo al costo del lavoro troppo elevato, ma anche alla scarsa capacità di far fruttare in termini di efficienza i propri stabilimenti.
Lo studio afferma che nell’arco di tre anni le industrie del bianco in Italia potrebbero guadagnare il 30% in termini di efficienza semplicemente agendo sull’organizzazione del lavoro e cioè modificando turni, pause, perdite di efficienza, metodo di lavoro, ecc.
L’analisi è stata realizzata mettendo a confronto l’Italia con alcuni Paesi europei quali Germania, Spagna e Repubblica Ceca e si è basato su rilevazioni effettuate nel periodo 2010-2012 in tredici stabilimenti per un totale di circa 11.000 lavoratori coinvolti.