Economia: boom del commercio online? Sì, e il pacco arriva al bar!
Con la crisi cambiano le abitudini dei consumatori, e internet diventa sempre più protagonista. Infatti, secondo i dati resi noti oggi da Indabox, la neonata start up torinese fondata da Michele Calvo e Giovanni Riviera e costituita da una fitta rete di bar, tabaccherie e supermercati dove è possibile ricevere i propri acquisti online (oltre 1000), in questi ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom del commercio virtuale mondiale che ha dato ossigeno ad aziende e artigiani.
Se pionieri sono stati gli Stati Uniti, grazie ai quali il giro d’affari del settore ha superato il trilione di dollari nel 2012, anche il Vecchio Continente non resta a guardare e complice la crisi, spuntano come funghi metodi alternativi per risparmiare senza rinunciare allo shopping.
Basta quindi un clic e centinaia di portali offrono l’opportunità di comprare qualunque cosa. Dal capo di abbigliamento, all’high tech, passando per alimentazione e cultura. In Spagna i dati parlano di un + 100% dell’e-commerce in cinque anni con il 32% degli spagnoli che nell’ultimo hanno acquistato comodamente seduti davanti al proprio pc, tablet o smartphone.
Il giro d’affari nel Regno Unito ha raggiunto quota 74 miliardi di euro, in vetta, seguito dalla Germania (43 miliardi), e dalla Francia (29 miliardi), e l’Italia? Nelle retrovie con un volume di “soli” 14 miliardi di euro ma non c’è da stupirsi.
Secondo l’ultimo indice Netindex.com, l’Italia è retrocessa dal 70° al 98° posto (su un totale di 198) dei paesi più veloci su internet e si è fatta superare persino dalla Grecia nel campo della velocità di download. Solo la Croazia fa meno bene. Appena davanti all’Italia? Il Kenya. A conferma di ciò, i dati del Censis secondo cui in Italia il tasso di utilizzo effettivo di internet resta limitato al 58%, contro una media europea del 75% e all’82% della Francia.
Se, da un lato, il trend appare consolidato, la concorrenza è spietata, e allora la differenza la fanno le idee innovative. E il caso della start up tutta torinese chiamata Indabox, che in meno di 2 anni si è già conquistata un posto al sole con un’intuizione semplice ma geniale. Perchè non dare la possibilità a coloro che acquistano sul web ma che non sanno dove far arrivare i propri pacchi, (non hanno una portineria e non vogliono sfruttare il proprio ufficio), di ritirarli comodamente al bar o alla tabaccheria sotto casa e, perchè no, presso il proprio supermercato la sera durante la spesa?
Indabox, il primo network in Italia che facilita lo shopping online ha superato i 1000 punti di ritiro e fissa l’obiettivo dei 2000 entro i primi 6 mesi del 2015. A pochi mesi dal lancio IndaBox raggiunge un importante traguardo numerico senza dimenticare la qualità: l’80% dei punti di ritiro, infatti, osserva orario continuato per un offrire agli online shopper un’esperienza d’acquisto sempre più comoda e semplice.
“La semplicità è la chiave del nostro successo – conferma Michele Calvo – e finalmente stiamo portando l’Italia nell’Europa digitale. Aziende come la nostra sono una realtà in Europa ma la strada è ancora lunga ma siamo fiduciosi che offrire a tre euro, ovvero il costo di 2 biglietti della metro, la comodità di ritiro possa contribuire ad incentivare questo circolo virtuoso. L’Italia è la culla mondiale delle star up fin dal Rinascimento – conclude Calvo – e il 2015 sarà l’anno del rilancio.”
L’esempio di Indabox conferma una tendenza globale. Fra i cugini d’oltralpe, impazza Pickup, un servizio con oltre 7.000 punti vendita che punta molto sui piccoli centri urbani dove spesso ritirare un pacco significa perdere ore di lavoro. Tra i Pirenei, l’offerta varia ancora di più con Kiala (usata da aziende come Amazon o Nespresso), Yupick , Punto Pack o Celeritas (Zalando, Percentil).
Nonostante i ritardi, i numeri italiani sono incoraggianti. Secondo gli studi dell’ultimo E-commerce Forum Netcomm, sono oltre 20 milioni gli italiani che almeno una volta hanno comprato in rete un bene o un servizio con un aumento del 20% nell’ultimo anno. Tra i protagonisti di questa scalata, e non poteva essere altrimenti per il Paese che è al terzo posto al mondo per il numero di cellulari pro capite, è lo smartphone che grazie alla sue app rende obsoleto il buon e vecchio computer.