Italia: è crisi di invenzioni, leggi e burocrazia frenano la creatività
Il segno meno non caratterizza solo l’evoluzione del Pil nazionale. Il 2013 per l’Italia è stato un anno di contrazione anche per i brevetti depositati: -2,7% sul 2012 e discesa nella classifica Epo, acronimo di European patent office, ossia l’ufficio brevetti europeo, all’11° posto con 4.662 brevetti registrati.
Secondo la massima istituzione europea in tema di proprietà industriale, al primo posto per numero di brevetti depositati ci sono gli Stati Uniti seguiti dal Giappone e dalla Germania. La classifica è la seguente: Usa (24% delle domande presentate), Giappone (20%), Germania (12%), Cina (8%), Corea del Sud (6%), Francia (5%), Svizzera e Olanda (3%), Gran Bretagna e Svezia (attorno al 2%).
I depositi di domande di brevetti europei effettuati da richiedenti italiani come detto sono diminuiti nel 2013 del 2,7%. Il calo non è tuttavia imputabile solo ed esclusivamente alla crisi. Il segno più ha infatti caratterizzato il deposito di brevetti nel 2013 di Germania, Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Olanda.
“Il problema maggiore per il nostro Paese si nasconde all’interno dei numeri”, commenta i dati l’avvocato Guido Del Re, secondo cui “l’Italia rischia di diventare terra di conquista di aziende estere a discapito delle piccole e medie imprese italiane”.
Il numero di domande che alla fine dell’esame sostanziale vengono riconosciute come brevetti per invenzione industriale diminuisce drasticamente, per poi ridursi ancora in maniera netta tra il riconoscimento e la realizzazione industriale del ‘trovato’. “Per questo è necessario diffondere i principi di proprietà industriale a tutti i livelli sociali al fine di aumentare la qualità dei depositi in termini di forza innovativa e legale, per esportare i nostri brevetti nel mondo”, conclude il suo commento Del Re.