MADE IN ITALY: la famiglia Tacchini vuole ricomprare dai cinesi il marchio Sergio Tacchini

Scritto il alle 13:00 da redazione [email protected]

Negli ultimi anni, complice anche il difficile quadro macroeconomico italiano, molte aziende del Made in Italy sono state acquistate da investitori esteri. Il settore del lusso, vera perla del tessuto produttivo tricolore insieme al comparto agroalimentare, è stato tra quelli che maggiormente hanno attirato l’interesse degli investitori internazionali. Solo negli ultimi mesi a essere comprate sono state realtà di primo piano come Poltrona Frau, Loro Piana o Krizia.

Un numero su tutti serve più di mille parole: secondo i dati del Rapporto Outlet Italia, dal 2008 al 2012 sono state ben 437 le aziende italiane passate nelle mani di acquirenti stranieri. In molti casi l’acquisizione ha segnato l’inizio di una nuova fase di rilancio o di espansione sui mercati internazionali per le società stesse.

In altri invece l’esperienza non è stata delle migliori. E’ il caso di Sergio Tacchini, azienda fondata nel 1966 dall’omonimo tennista piemontese degli anni ’60 per sette anni membro della squadra di Coppa Davis italiana. Nel giugno del 2007 l’azienda, che stava attraversando un momento di crisi, fu ceduta a una controllata del gruppo cinese Hembly International Holdings Limited. La holding di Billy Ngok, il cui vero nome è Yan-yu Ngok, cambiò il nome dell’azienda italiana in Sergio Tacchini International, società ora in liquidazione.

Se il cambio di nome poteva sembrare un primo step verso un percorso di crescita e di ulteriore sviluppo sui mercati internazionali dalla società novarese, la realtà di questi anni è stata diversa. Tanto diversa da spingere la famiglia Tacchini a riprendere il controllo del marchio Sergio Tacchini.

“Quella del 2007 è stata una scelta difficile”, hanno incalzato Sergio e Alessandro Tacchini nel corso della conferenza stampa tenuta nel municipio di Novara per presentare alla stampa il progetto in cantiere, quello di riportare l’azienda in mani italiane, evidenziando come “l’acquirente cinese ci sembrava il giusto interlocutore per rilanciarlo, soprattutto in Cina e nei mercati emergenti asiatici”.

Purtroppo non è stato così e oggi il marchio, che generava un fatturato di circa 100 milioni di euro, è quasi sparito dal mercato. “Assistere a questa situazione è per noi molto difficile ed è per questo motivo che abbiamo deciso di provare a ricomperarlo”.

Il 14 aprile la famiglia ha inviato all’attuale proprietà del marchio un’offerta di 5 milioni di euro. “Si tratta di un’offerta sensibilmente superiore a quella avanzata da Wintex, altra società italiana di proprietà cinese”, fanno sapere Sergio Tacchini e il figlio Alessandro, auspicandosi così che “questa proposta venga accettata per permetterci di rilanciare il marchio nel migliore dei modi”.

L’offerta della famiglia scade domani, 30 maggio. Una data particolare per Sergio Tacchini: l’ex tennista diventato imprenditore di successo compirà proprio domani 76 anni. Difficilmente però riuscirà a festeggiare il compleanno. “Ad oggi non ci è pervenuta alcuna risposta e siamo stati informati di una nota in cui si dice che il marchio Sergio Tacchini non può essere oggetto di cessione”, dichiara con una certa amarezza Sergio Tacchini, ricordando però come è intenzione della famiglia “procedere per valutare tutti gli scenari possibili per poter riacquisire il marchio”.

Ad appoggiare l’iniziativa della famiglia anche il sindaco di Novara, Andrea Ballarè. Proprio da Palazzo Cabrino, sede del municipio del capoluogo piemontese dove si è tenuta la conferenza stampa, il primo cittadino ha evidenziato come “Novara è il luogo giusto dove costruire e dare ‘una seconda vita’ allo storico marchio Sergio Tacchini”.

Proprio perché il nome di Sergio Tacchini è sempre stato legato al territorio novarese, Ballarè vede “con molto favore l’ipotesi che Novara possa essere il luogo fisico del rilancio di questo prestigioso brand”. A sostegno della sua tesi il primo cittadino ricorda come “nella nostra città esiste, e continua a crescere, un distretto del tessile di qualità, che vede in campo i marchi più blasonati dell’alta moda che hanno collocato qui diversi stadi della propria filiera produttiva, dalla modellistica, alla produzione, alla commercializzazione”.

Oltre alla presenza di elevate professionalità,  di know how e tradizione, il sindaco ricorda come a Novara  “ci sono gli spazi adeguati per collocare una attività di questo tipo”. Spazi che peraltro verranno ulteriormente ampliati con la realizzazione della nuova area industriale di Agognate.

Proprio per questo motivo Ballarè ha voluto evidenziare come “questo percorso, che passa anzitutto attraverso la riacquisizione del brand da parte della famiglia Tacchini, sia da sostenere”. Se non altro perché la città piemontese “ vede con favore questa ipotesi”.  Ora non resta che all’intero sistema Italia sostenere e adoperarsi perché questa speranza si trasformi in una cosa concreta, utile a salvare le tradizioni del Made in Italy e il mercato del lavoro italiano.

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